La giardiniera

Il ricordo più affettuoso che ho legato ai nostri compleanni è quello dei sandwiches freschi di forno che farciva mia mamma.
Lo capivo che era un giorno speciale e così è sempre restato per me negli anni, forse per quella ritualità nei gesti, per quella importanza che attribuiva a quelle ore che si prendeva dal lavoro per preparare la festa.
Mi sentivo speciale quando capivo che non sarebbe tornata in ufficio e sarebbe stata tutta per noi per un pomeriggio intero. Intero.
Si toglieva le scarpe, si metteva il grembiule da cucina, prima il pranzo per tutti e poi i sandwiches per gli invitati del festeggiato.
Prima bisognava tagliarli tutti, poi quelli più affusolati e lunghi si farcivano con il prosciutto cotto e il formaggio svizzero. Per me era solo quello coi buchi. Rigorosamente una o due fette di cotto, poi sopra veniva adagiata una fetta di svizzero.
Quelli tondi venivano farciti con il tonno, i capperi, la maionese e la giardiniera, mescolati in una terrina. In casa mia la giardiniera era la grande ospite di tutti i 17 marzo, 28 settembre e 6 dicembre.
Il rituale prevedeva anche un particolare modo di conservarli nel tovagliolo, i cui lembi venivano bloccati con uno stuzzicadenti. Dopo venivano divisi in base alla farcitura in cestini di vimini bellissimi cosicché nessuno potesse sbagliarsi.
Penso che l’amore sia tutto qui, nella cura che si mette per fare bene qualcosa che renderà felice l’altro perché così si sentirà amato davvero.
L’augurio che posso farmi e che voglio farvi è quello di essere amati per quello che siete, oltre i difetti e le virtù.
Perché non è vero che si sta bene da soli: l’importanza e il valore della solitudine e del bastarsi vanno imparati e questo è sacrosanto.
Ma quando sei amato, in quelle mille e diverse forme che l’amore è, sei più bello, hai gli occhi belli, il cuore forte e l’anima leggera.

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