There’s no place like home

Quando torno a Rutigliano per le feste comandate, c’è sempre qualcuno che mi chiede come mi trovi a Parma, tendenzialmente sempre guardandomi come una in licenza premio da Guantanamo.

Logicamente mi verrebbe da dire che una persona che sta male, non vivrebbe per quattordici anni in una stessa città, ma è spesso difficile far capire alle persone cosa voglia dire volersi un po’ di bene. E che si può scegliere dove stare bene perché è legittimo. E soprattutto che si può cambiare se non si sta bene.

Abbiamo radici, ma non siamo alberi.

Provo tenerezza per queste persone, la stessa che provo da sempre quando si mette in moto la macchina della gloria o del fango quando qualcuno fa una figata oppure una cazzata a Parma. Vorrei che mi chiedessero di spiegargli questo perché capirebbero che alla fine la latitudine spesso non cambia l’approccio se vivi in una piccola realtà.

Il parmigiano medio, nella mia personalissima opinione spesso avvallata dagli autoctoni, crede di vivere non nella Petit Paris, ma forse – chesso’ – a Rio de Janeiro con altri sei milioni e passa di abitanti. O in chissà quale altra megalopoli del pianeta Terra.

Sembra quindi essere all’oscuro -povera anima ingenua – del fatto che nella buona e, peggio ancora, nella cattiva sorte, in quattro minuti e ventisette secondi tutti in città saranno a conoscenza delle sue malefatte (Sette minuti e cinquantasette secondi se abiti a Berceto).

Ti serviranno dunque spalle forti per non subire il macigno del chiacchiericcio e venti anni di gavetta terronica ti torneranno assai utili, a dimostrazione del fatto  che la gavetta è salvifica e i giovani la devono fare, signora mia, non ci sta niente da fare.

Non credo molto a quelli che dicono di stare bene al mondo senza legami e senza radici di nessun tipo, o almeno penso che io sarei parecchio in affanno. Ho bisogno di persone e luoghi significativi a cui essere legata, di cui conoscere i limiti e i pregi per poterli accogliere e capire che invece certe sfaccettature posso solo guardarle, ma non le accetterò mai.

Parma spesso per me è stata come il fidanzato che guarda il culo alla tipa che passa o l’amica che arriva tardi al cinema quando sa che tu odi entrare a film iniziato.

Ti da’ fastidio, ma poi ti dici che ci sta. Che puoi far correre, che non devi sempre tenere il punto. Che puoi fare pace con quello che ti urta. Che dipende da te se non vuoi vivere costantemente come una che sta lì, quasi in prestito. Puoi guardare oltre.

Una casa non sara’ mai perfetta. Forse lo sarà quando riconoscerai i suoi limiti e i suoi pregi e saprai dare il giusto peso a entrambi, quando con un gioco di magia riusciranno a stare più o meno in equilibrio.

Parma in fondo è solo ‘una Rutigliano che ce l’ha fatta’, con più nebbia e più tortelli d’erbetta.

Me lo dico sempre e certi giorni c’ho proprio ragione.

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